Caterina Nagliatti

Busto di Caterina Nagliatti

da "Il Giornale Pontino" (27 ottobre 1984)

Dal volume "Poesie per una Antologia", edito a cura del Club Nuova Immagine, abbiamo estratto la lirica: E tu non ricordi.
Dire semplicemente che la poesia sia bella e che ci sia piaciuta sarebbe soltanto banale e noi abbiamo sempre cercato di evitare la banalità, anche se a volte non ci siamo riusciti. L'abbiamo letta varie volte e ci siamo accorti che non è così semplice come appare in un primo momento: ci sono modi diversi di dire e modi diversi di capire.
In un primo momento, con un pò di superficialità, ci siamo soffermati sulla musicalità dei primi versi. Poi il leit motiv si è interrotto per assumere una tonalità incalzante. Ma i sentimenti hanno continuato a sgorgare, a fluire, ad evolversi, ad assumere quella grande potenza evocatrice delle musiche di Wagner. E qui la passione ha preso la mano all'autore.
Ma torniamo indietro: ... e tu non ricordi; c'è qui un'amarezza infinita, c'è un rimpianto dapprima passivo e quasi fatalista, c'è anche tanta incredulità inconsueta e inattesa; c'è quasi un rigetto mentale e psicologico ma non ancora emotivo, perchè l'emozione, la passione prendono forma in un secondo tempo quando i ricordi cominciano a snodarsi per ricostruire una realtà passata e affrontare quella presente.
E quando l'analisi dei sentimenti è completa, quando i dati sono stati tutti assimilati, la mente subisce una estensione, il sentimento si evolve in una sensazione intensa, ma al tempo stesso contenuta, poi ricade nell'amarezza. Questa emozione parabolica ci ha fatto ricordare un episodio semplice ma toccante.
Un bambino aveva costruito un castello di sabbia - ognuno di noi se ne crea uno nel corso della propria vita - e lo blandiva, via via, col proprio amore smussando gli angoli e aggiungendo pugnetti intrisi d'acqua, ma quando è arrivato alla rifinitura dei merli, un altro ragazzo glielo ha distrutto. In quel momento ci siamo trovati di fronte al dolore, quello vero, senza reazioni e invettive, senza vendetta, quel dolore che può sgorgare dalla bontà, che disarma e lascia interdetti.
Così appare questa poesia: una constatazione dolorosa e stupefatta per la fine di una illusione, per un atto d'amore che si è frantumato e si è adagiato nell'indifferenza di chi ha causato il crollo; una constatazione che non si è nascosta dietro sofismi o contorti sillogismi, che non si è fatta scudo di parole vuote per dire ad ogni costo qualcosa che desti impressione, che intenda inchiodare al muro frasi lapidarie per trarre una propria piccola vendetta.
Ma qui, ciò che nobilita il dolore del poeta è proprio l'assenza di una reazione che potrebbe anche apparire logica come espressione di una socialità scontata, come la conclusione di un fatto umano. Invece il nostro poeta la veste di spiritualità, ne fa un elemento trascendentale ed infine torna ad immergersi nella propria sconfinata amarezza.

Il Museo di Borgo Podgora, dedicato a tutti coloro che hanno operato al fine della fondazione e della ricostruzione della terra pontina, si è arricchito di un'altra opera d'arte: un busto in terracotta dello scultore Giuseppe Ranaldi. L'opera è stata dedicata a Caterina Nagliatti quando, nel 1980, è stata inserita, a cura della Associazione "Sessano 50", che ha dato il nome al Museo, tra gli "insegnanti della ricostruzione" avendo insegnato nelle scuole del Borgo dal 1948 al 1960. Nel 1957, dall'Associazione Nazionale per la Difesa della gioventù le è stato conferito il diploma di benemerenza per aver collaborato al recupero di residuati bellici nella zona di B.go Podgora, divenuta, dopo lo sbarco di Anzio, "terra di nessuno".

Caterina Nagliatti

E tu non ricordi

A te piaceva dormire sui sassi
ora sui tuoi morbidi guanciali
non hai più sogni.

A te piaceva parlarmi
ora sei muta e sorridi
con occhi incolori.

Sopportavi la pioggia con gioia
vedevi i fiori da ragazza sognante
e leoni con folte criniere
che stanchi dopo battaglie
in meditazione e ansimanti
con gli occhi chiusi riposano.

E tu non ricordi.